14 Il Bitcoin può essere ESG?

13.12.2025

Uno studio di PwC (2021) dimostra che il mining di Bitcoin, estremamente energivoro, con un bilancio di CO₂ annuale ormai superiore a 200 TWh, minaccia gli obiettivi ecologici ed è considerato un rischio per la reputazione – il che ha già portato a divieti (ad esempio in Cina) e a carenze energetiche (ad esempio in Kazakistan).

Lo studio chiede maggiore trasparenza, la creazione di un «registro verde per il Bitcoin» e il passaggio a metodi più efficienti dal punto di vista energetico, come quelli utilizzati da Solana, che oggi è largamente conforme ai criteri ESG.

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Environmental, Social and Corporate Governance (ESG) – in italiano Ambiente, Sociale e Governance Aziendale – indica criteri e standard internazionali sviluppati dalle Nazioni Unite (ONU) e dagli istituti finanziari. Questi criteri servono a integrare in modo sistematico aspetti di sostenibilità, ambientali e sociali nella gestione di imprese, enti pubblici, governi e autorità.

Prima dell'insediamento di Donald Trump, l'ESG era considerato a livello globale uno standard di grande rilievo, al quale veniva attribuito un ruolo chiave nella decarbonizzazione dell'economia. Oggi, negli Stati Uniti, l'ESG è fortemente influenzato dalla polarizzazione politica, mentre in Europa – grazie a una regolamentazione UE completa (come il CSRD, la Tassonomia e lo SFDR), alle crescenti richieste degli investitori e al Green Deal europeo – si è trasformato da un'opzione volontaria a una necessità strategica.

Nel 2021, quando i criteri ESG erano ampiamente adottati in tutto il mondo economico, la società di revisione PwC (PricewaterhouseCoopers) ha redatto una valutazione ESG sul Bitcoin. Lo studio conferma il bilancio di CO₂ estremamente negativo del mining di Bitcoin e lo ritiene incompatibile con gli obiettivi ecologici attuali. La ricerca raccomanda di sviluppare nuovi approcci per un utilizzo più sostenibile delle fonti energetiche e presenta raccomandazioni concrete.

Il rapporto evidenzia le enormi emissioni di CO₂ del meccanismo Proof-of-Work: all'epoca, il consumo energetico annuale del mining di Bitcoin ammontava già a 121 TWh, mentre oggi supera i 200 TWh, con una tendenza in costante aumento. Gli autori concludono che questa intensità estrema di risorse rappresenta non solo un rischio ambientale significativo, ma anche un grave danno per la reputazione del settore. Il cattivo bilancio di CO₂ viene definito un vero e proprio «killer dell'immagine». In questo contesto, paesi come la Cina hanno vietato completamente il mining di Bitcoin. Le attività minerarie si sono quindi spostate in Kazakistan, dove il boom del mining ha causato massicce interruzioni di corrente. Come reazione, il Kazakistan ha ridotto dell'85% l'elettricità destinata al mining.

PwC sottolinea l'urgenza di trasparenza e verifica nel settore del mining. È necessaria una tracciabilità completa lungo tutta la catena mineraria. Come possibile soluzione, il rapporto propone l'introduzione di un «registro verde» per i Bitcoin, simile alle misure esistenti contro il riciclaggio di denaro. Ancora più efficace sarebbe il passaggio a meccanismi di consenso più efficienti dal punto di vista energetico, come quelli già utilizzati da altre criptovalute. Viene citato come esempio Solana, che attualmente opera in modo largamente conforme ai criteri ESG.